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RIQUALIFICAZIONE ISOLA ARCHEOLOGICA DEL MOSAICO ROMANO IN PIAZZA SAN VITALE. SAN SALVO (CH)

2013 - con ing. Luca Moroni, ing. Andrea Pascolini, ing. Giacomo Rinaldi

Il termine recinto individua un perimetro, talvolta ideale, talvolta fisico, all’interno del quale sono circoscritti frammenti che spesso hanno perso il senso originario e che quindi necessitano di azioni progettuali in grado di ri-definire rapporti nuovi con i contesti urbani e/o paesaggistici in cui le rovine sono dislocate.


Dal punto di vista del progetto di architettura è proprio nei casi in cui il recinto archeologico è inserito in un contesto urbano forte, coerente, con qualità architettonica culturale e paesaggistica come a San Salvo, che l’area archeologica diviene un luogo di opportunità per il progetto contemporaneo.


L’attraversamento dei recinti archeologici, anche fatto in maniera quotidianamente distratta e frettolosa, contribuisce alla creazione di una coscienza collettiva, porta ad una maggiore consapevolezza di un patrimonio culturale comune, da difendere e valorizzare: "Recinti versus Esperienza" come il titolo di un bel articolo di A.Aymonino in "Archeologia e contemporaneo" quaderno Iuav 81/2010


Attraversare il recinto, passeggiare e incontrarsi dentro gli scavi, magari sostando in una zona ombreggiata piuttosto che essere costretti a guardare da fuori, da lontano e con “distanza”, è l’ipotesi da cui il progetto parte.


Per la salvaguardia del mosaico si è ritenuto necessario sostituire l’edificio esistente con un nuovo manufatto, che oltre a proteggere lo scavo e a renderlo fruibile, si pone l’obbiettivo di salvaguardare la qualità dello spazio pubblico esistente restituendo in copertura una porzione di piazza.


Il riferimento è noto: la copertura degli scavi archeologici di piazza Duomo a Feltre dell’architetto Carlo Scarpa. L’idea di architettura è una copertura/piazza che, pur ricavando uno spazio architettonico ipogeo adibito a museo, mantiene la funzione urbana precedente e la continuità dello spazio pubblico sovrastante.


La fragilità delle strutture e dei segni delle presenze da tutelare non può essere aiutata attraverso una preservazione autistica che escluda la presenza e il riuso da parte del nostro tempo, ma al contrario, con il costante fluire del quotidiano attraverso esse.


Nel saggio “Pompei, scene da un patrimonio”, Raffaele Oriani spiega che il sistema più sicuro per preservare le domus appena scavate è quello di aprirle istantaneamente al pubblico, sperando che l’afflusso sia il più numeroso possibile. Così, a fronte di qualche disagio per gli studiosi e qualche traccia d’uso, si incrementano attenzione, diffusione e conoscenza, si impedisce l'abbandono e l'esclusione dello scavo dalle dinamiche urbane e soprattutto si inibiscono i fenomeni di spolio e furto. Se conosco, sembra dirci Oriani, mi sento investito e partecipe e l’indifferenza attecchisce con più difficoltà.


"I recinti devono diventare sempre più permeabili, aperti e sicuri (no, i due termini non sono in contraddizione), capaci di essere dei microcosmi di sperimentazioni in grado di contribuire a rimandarci le possibilità e la straordinaria complessità del tempo che stiamo vivendo.”

A.Aymonino, Recinti versus Esperienza, in Archeologia e contemporaneo - Quaderno Iuav 81/2010

RIQUALIFICAZIONE ISOLA ARCHEOLOGICA DEL MOSAICO ROMANO IN PIAZZA SAN VITALE. SAN SALVO (CH): Project
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